note di regia


Essere dentro la notizia, tornare a utilizzare il mezzo teatrale per raccontare e denunciare un aspetto “incancrenito” della nostra società; un aspetto che se da una parte spinge per superare i confini sia fisici, sia mentali - attraverso una cultura globalizzata - dall'altra si chiude in se stesso, ricostituendo - come affermava Pier Paolo Pasolini - una società pre-storica, in cui il germe della violenza e della sopraffazione riprende a rialzare la testa. Forse non l'ha mai abbassata e chi ne paga le conseguenze, specialmente tra le mura domestiche, sono i più deboli: donne, bambini, anziani.

Tutto ciò, purtroppo, non è una novità.

Alla luce di questa constatazione, il nostro percorso è partito dal mito, analizzando il rapporto conflittuale tra pensiero morale e pensiero etico (Antigone), leggendo la sofferenza delle donne, che subiscono le guerre volute dagli uomini (Iliade), ascoltando il dolore lancinante di un amore tradito (Medea).Tutte queste donne, queste eroine, in fondo, nella loro grandezza letteraria hanno saputo dare una qualche risposta alla violenza degli uomini, ma oggi?

Oggi, le eroine sono silenti, o meglio, urlano il loro “muto nome” dal lunghissimo elenco che le vede, una dopo l'altra, vittime del nostro silenzio; vittime di una rivoluzione culturale sempre proclamata ma mai del tutto sedimentata. La violenza sulle donne non ha confine.

È socialmente trasversale, emotivamente deflagrante, è una bomba che esplode nei loro corpi, smembrandoli dall'interno come un virus.

Non sono (solo) tua porta alla ribalta queste violenze subite, e sadicamente arrecate, e vuole cercare, attraverso la narrazione cruda e realistica, di far comprendere a tutte le giovani donne che il silenzio è il modo migliore per assecondare il germe della violenza e dell'intolleranza e che l'amore, in nessun modo, può giustificare lividi e ferite.

Non sono (solo) tua, quindi, non è unicamente una cruda denuncia, ma vuole anche essere un grido di speranza, che ci auguriamo possa essere colto da tutte le donne e, perché no, anche da tutti quegli uomini che, uscendo dal teatro, porteranno con loro la convinzione che la violenza, se non viene radicalmente allontanata, combattuta e denunciata, è sempre in agguato.

Giovanni Nardoni